Concluso il dibattito su famiglia, speranza del futuro

Organizzato dall’arcidiocesi locale si è svolto a San Giovanni Rotondo

— Si è svolto sabato 9 novembre a San Giovanni Rotondo, nel salone della parrocchia San Leonardo,  il convegno-dibattito organizzato dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Mondo del Lavoro, e dal Progetto Policoro Diocesano.

Al centro dell’incontro i temi e le relazioni della 47ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che ha visto migliaia di partecipanti impegnati dal 12 al 15 Settembre scorso a Torino. Il tema che si voluto dare, riportando quello della Settimana Nazionale è stato “Famiglia sei la speranza per il futuro”.

Il tema scelto è una grande sfida culturale, pastorale e politica. La famiglia, per anni messa da parte, è tornata ad essere il tema predominante di tante discussione, vedendo in essa, minacciata su vari fronti, il centro della rinascita culturale, etica ed economica per il paese.

Ad aprire l’incontro, moderato da Lello Castriotta referente della Pastorale Sociale Diocesana, è stato don Antonio di Maggio riportando diverse espressioni del saluto iniziale di Papa Francesco. Innanzitutto si è ribadito che la famiglia, scelta come tema, è bel più di un tema, essa è una realtà, ed è una scuola, la prima è fondamentale scuola in cui si apprende la socialità e la generosità. La Chiesa – ricordava don Tonino – muove la sua attenzione a 360°, dai giovani agli anziani, specialmente verso le fasce più deboli, ed oggi la famiglia ha accusato un impoverimento culturale, svilendosi nella sua struttura, messa in discussione sulla sua natura e sulla sua tradizionale rappresentazione, trasmette concetti di generosità, socialità distorti. La Chiesa è chiamata a ricordare i valori, impegnarsi in prima linea sulla trasmissione di un’idea di famiglia, e perché verso si essa si concentrino leggi.

In seguito è intervenuto Adamo Brunetti, dell’equipe diocesana, referente presso la Settimana di Torino e consigliere comunale di Manfredonia, ha relazionato sul tema “le politiche familiari tra welfare e politiche sociali”.  Da subito ha ricordato che la famiglia trova il suo fondamento nella costituzione, e sin dagli albori i padri costituendi hanno compreso che in essa vi sarebbe stato il centro dell’economia e dell’educazione italiana. Essa  – ricorda Brunetti – svolge il ruolo di mediatore tra il singolo e la società, capaci di formare il singolo e di introdurlo nella macro società. Il welfare negli anni è cambiato, si ricordava nella relazione, dagli anni ’60 in cui si sostenevano solo casi particolari, negli anni ’70 erano singoli inseriti in specifiche famiglie. Dopo gli anni ’80 la legge quadro ha fatto si che i servizi sociali assistessero interi nuclei familiari, intervenendo su di essi. Oggi al livello europeo il concetto di famiglia si è allargato, inserendo ed intrecciando più famiglie. La proposta di Torino è quella di inserire il “fattore famiglia” nelle leggi sul fisco, cosi che la pressione fiscale sia differente per un single e per una famiglia, agevolando la famiglia, invogliando alla creazione di famiglia e non inculcando paure. La politica, tuttavia, ribadiva la Settimana Sociale, non resta l’unica strada di soluzione per il problemi della famiglia.

A Lucia Miglionico, oncoematologa pediatrica di Casa Sollievo della Sofferenza, delegata alla Settimana Sociale, è stato affidato il tema “Famiglia Comunità d’Amore”. La dottoressa, da sempre impegnata in ambito familiare, e nell’accompagnamento di famiglie, ha ribadito che la Chiesa ne trasmette un modello, ispirato dalla Genesi, che è basato su una unità nella diversità. La famiglia è presentata come comunità di amore, li dove si apprende l’amore, dove il nascituro impara la condivisione, il rispetto. La dottoressa ha citato molto l’enciclica Evangelium vitae ribadendo che il primo compito della famiglia non è fare reddito, lavorare, ma dare, creare ed essere amore. Nella Settimana Sociale si è ribadito che la famiglia numerosa aiuto alla formazione di fraternità, condivisione, sacrificio. Il rischio di un figlio unico è un’abitudine all’egoismo, a sentirsi perennemente il centro del mondo. Ovviamente perché si incoraggino famiglie numerose occorre agevolare fiscalmente la famiglia. La famiglia – ricorda la Miglionico  – va riportata al suo valore naturale e primordiale. Oggi Chiesa e Stato, politica e fedeli tutti devono essere “Samaritani” della famiglia, capaci di farsi carico dei suoi bisogni. La famiglia, conclude, non è un contratto, ma un luogo di amore, di speranza, che si traduco in atteggiamenti piccoli, affetti.

Subito è intervenuto Leandro Cascavilla, medico geriatra di Casa Sollievo, anch’esso inviato a Torino, che ha relazionato sul tema “Educare al sociale”. Cascavilla ha ricordato che la famiglia è luogo di trasmissione di valori, di consegnare il passato al futuro. Essa ha la responsabilità dl mondo da lasciare ai figli e dei figli a cui lasciare il mondo. In essa si concentrano forze ed esigenze educative spesso disattese. Spesso le famiglie perdono il senso della generatività, specialmente senza figli. Tutti le famiglie, anche senza figli, hanno il ruolo “generativo” all’interno della società, favorendo i valori dalla comunicabilità, della dignità della persona, del bene comune, della solidarietà e della sussidiarietà, basati e bene specificati nella Dottrina Sociale della Chiesa.

Sul tema di “Progetto Policoro come guida al mondo del lavoro” è intervenuto Massimiliano Arena, animatore Diocesano del progetto, il quale ha introdotto la spiegazione dello stesso attraverso la parola “sogno”, ricordando che esso è appunto un’idea, un sogno di don Mario Operti, nel lontano 1985 responsabile Nazionale di Pastorale Sociale, il quale voleva rispondere alla disoccupazione del Sud, non tanto ritrovando un lavoro ai giovani, ma ridonando una nuova cultura del lavoro, basato sulla legalità e sulla condivisione, atta ad una lavoro cooperativo. Massimiliano si è chiesto quali sogni hanno i giovani ora? Quale lavoro sognano? E quali sogni sono stati strappati? Una volta  – affermava Massimiliano – c’era la corsa al posto fisso, e tutti i genitori lo sognano per i propri figli. Ma oggi non esiste? Non vi sono più posti statali dati i blocchi di assunzioni e li dove vi sono rientrano nel limite di poche decine, o con contratti a progetto o collaborazioni. Ma come si è arrivati a questi posti statali e fissi negli scorsi anni? Spesso si è arrivati per vie illegali, essendo iscritti a partiti, servendo partiti e politici. Ciò ha ucciso la meritocrazia e reso  i posti statali in esubero, saturandoli e uccidendo i sogni dei giovani di oggi. Alcune colpe vanno ammesse. Oggi i giovani – ricordava Massimiliano – se hanno la fortuna di lavorare lo fanno con contratti part-time, spesso anche più di uno, progetti, collaborazioni, riempiendo la giornata di attività, e viene a mancare il concetto di una evangelizzazione del lavoro. Il progetto Policoro è a disposizione di giovani, adulti, capaci di dialogare, ascoltare i sogni, capire dove si può investire, accompagnare progetti. Oggi il lavoro va inventato, vanno trovate nuove forme, e gli adulti devono crederci, aiutare i giovani in ciò, facendoli sognare.

Il vicario generale, don Stefano Mazzone ha concluso affermando che l’incontro è già un gesto concreto, rispondendo a presenti che rivendicavano un da farsi dopo l’incontro. Don Stefano ricordava ai laici presenti di vivere nel mondo e non tirarsi fuori identificandosi come Chiesa, quasi per proteggersi. Compito del laico – affermava il vicario generale – è vivere nel mondo e portare gli annunci profetici, vivere nella politica ed affermare gli ideali conformi al Vangelo. Il cristiano  – ha concluso – deve esser uomo della speranza.

Articolo pubblicato mercoledì 13 novembre 2013 alle ore 10.20

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