Rubrica: LEggENDO VIAggIANDO

Rubrica: LEggENDO VIAggIANDO


L’appuntamento settimanale con autori di qualità scelti e raccontati dalla nostra giornalista Giulia Siena che ci farà assaporare trame e storie intense legate soprattutto alla spiritualità dei luoghi, alla bellezza del viaggio e alle storie di donne e uomini del nostro tempo.

 

 

“Atlas Coelestis”: un viaggio musicale nelle stelle

“L’eccellenza delle cose del cielo fa sì che la nostra percezione di esse, pure scarsa, ci procuri più piacere che tutta la conoscenza del mondo in cui viviamo, proprio come la sola vista di coloro che amiamo significa per noi più del più vasto panorama.” Giovanni Renzo, eclettico musicista siciliano, con “Atlas Coelestis”che raccoglie le composizioni scritte tra il 1997 e il 2004, ci porta alla scoperta del cielo e delle sue preziose stelle.  “Atlas Coelestis. La musica e le stelle”, edito dalla Mesegea di Messina, percorre le vie del cielo attraverso un viaggio musicale nel tempo e nello spazio fatto di innovazione, ricerca e tanta passione. Renzo da musicista diventa scrittore per descriverci la grande scoperta di Galileo Galilei nella notte del 1610, quando la concezione dello spazio si modifica e dona al futuro la mappa stellare dalla quale Giovanni Renzo partirà per comporre Atlas Coelestis. Il fascino della volta celeste ha sedotto generazioni di artisti e scienziati, ed è dallo stupore suscitato in Galilei che parte l‘iter galattico dell’autore: dal “Sidereus Nuncius” Renzo costruisce pentagrammi e tonalità che ricalcano e raccontano il cielo di Padova nel 1610. Le mappe stellari di astronomi e studiosi diviengono il materiale di base sul quale Giovanni Renzo costruisce la sua musica gravida di immagini e ricca di profondi spazi. L’astronomia diviene lo spunto creativo dal quale si instaura una forte trama di musica e parole, immagini ed emozioni che Renzo tesse per raccontarci le Pleiadi, le Pulsar, Cygnus e quell’infinito che ci fa porre ancora tante domande. Il viaggio nel cielo, tra storia e astronomia, attraversa i secoli per arrivare a noi con un atlante celeste e un dvd nel quale la musica apre gli scenari incantevoli offerti dal nostro cielo.

“Anche noi siamo come le stelle, come quegli atomi che si scontrano, si attraggono, cominciano a girare l’uno attorno all’altro, creano dei legami e poi spinti dal caos, o forse dalla loro stessa volontà, si allontanano e poi si ritrovano, o forse non si incontreranno mai più.”

Intervista a  Giovanni Renzo per scoprire il punto di vista di un musicista che guarda alle stelle e usa le parole per spiegare la sua passione.

 

Qual è il suo rapporto con le stelle?      
Sono un appassionato di astronomia, sin da piccolo, quando osservavo il cielo e riportavo sulla carta il profilo di costellazioni di cui ancora non conoscevo nemmeno il nome. Poi acquistai un binocolo astronomico e infine un piccolo telescopio, per osservazioni più accurate. Ma forse l’esperienza più bella è l’osservazione del cielo ad occhio nudo con l’ausilio di una carta stellare e, cosa più difficile, da un punto di osservazione non inquinato dalla luce artificiale che oggigiorno è puntata, in maniera insensata, verso l’alto e non verso il basso. Uno dei luoghi dove ho potuto compiere indimenticabili osservazioni ad occhio nudo con un cielo limpidissimo è Stromboli, nelle Isole Eolie.
Osservare le stelle mi dà un senso di stupore ma nello stesso tempo di paura di fronte alla vastità dell’Universo.

Esiste un nesso tra il linguaggio senza parole della musica e il linguaggio senza parole delle stelle?           
Si, una contemplazione emozionale del cielo si può facilmente accostare all’ascolto della musica, proprio perché quest’ultimo è un linguaggio del tutto particolare, che non rimanda ad un significato particolare, proprio perché senza parole. Nella musica possiamo ritrovare il significato che vogliamo, possiamo interpretarla in un certo modo perché ci riporta sensazioni personali, insomma appartiene a chi la ascolta. La stessa cosa si può dire dell’osservazione del cielo, tanto è vero che civiltà diverse hanno dato disegni e nomi differenti alle costellazioni. E ciò che cerchiamo osservando il cielo appartiene solo a noi stessi. Cosa differente è per gli astronomi che osservano il cielo dal punto di vista scientifico, cercando di trovare una spiegazione a ciò che osservano. Ma la cosa stupefacente per me è stata incontrare un astronomo, Gianluca Masi (che ha collaborato con me nella stesura di Atlas Coelestis), capace di osservare il cielo con l’occhio dell’artista oltre che dello scienziato.

Lei sovrappone le mappe stellari a una serie di pentagrammi, un nuovo modo di fare musica o solamente una fonte di ispirazione?     
No, non è un nuovo modo di comporre, ma solo un esperimento, volevo dimostrare, a me stesso per primo, che l’Universo può essere anche una fonte di creatività. In questo mi ha molto influenzato un bel libro dello scienziato John Barrow, “L’Universo come opera d’arte”.

Composizioni come esplorazione del cosmo, la musica è “infinita” come il cosmo?   
Ciò che a volte crea sgomento è quanto è grande il cosmo, probabilmente infinito, in continua espansione. La musica, allo stesso modo, si evolve sempre più, acquista nuovi linguaggi. Basta pensare a quanto è cambiato nella musica dal canto gregoriano alla musica contemporanea… Secondo alcune leggende tramandate da società primitive, il cosmo è nato con un suono primordiale, e questo si ricollega alle moderne teorie sul big bang. Probabilmente il suono, e quindi la musica, accompagneranno sempre l’evoluzione del cosmo. Forse questo finirà quando finirà anche la musica.

Questo libro è un viaggio negli “intrecci cosmici” attraverso la musica e le parole, cosa vuole trasmettere al lettore-ascoltatore?     
Quello che voglio dire è: torniamo ad osservare il cielo, a stupirci delle meraviglie del cosmo. Viviamo in una società che va sempre più di corsa, abbiamo mille affanni, ma io penso che avremmo bisogno di fermarci un po’, di spegnere le luci e andare su una collina, o sulla riva del mare. Dovremmo alzare gli occhi al cielo e stare ad ascoltare ciò che le stelle hanno da dirci. Ed ascoltare, o almeno immaginare di ascoltare, la loro musica. Che forse è solo quella che ognuno di noi ha dentro.

Nella foto: Giovanni Renzo

 

Giulia Siena

 

 

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